Giù la testa

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Giù la testa

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Titolo originale

Giù la testa

Lingua originale italiano, inglese e spagnolo
Paese Italia
Anno 1971
Genere western
Regia Sergio Leone
Soggetto Sergio Leone, Sergio Donati
Sceneggiatura Sergio Leone, Sergio Donati, Luciano Vincenzoni
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Note

Giù la testa, film italiano del 1971, regia di Sergio Leone.

Frasi[modifica]

  • Giù la testa, coglione. (John)
  • Miccia corta... (John)
  • Purtroppo avevi ragione tu, averlo nel culo fa male. (Juan)
  • Ehi Dio, sei sicuro che questa è Mesa Verde? (Juan)
  • Volevi notizie della famiglia? Tutti figli miei, e tutti quanti di madre diversa. E questo è mio padre... dice lui. E mia madre, puttana com'era, a te ti avrebbe già sputato addosso! E adesso dimmi una cosa, ma tu lo sai fare un figlio? Ho detto lo sai fare un figlio? No, eh! Bene, rimediamo subito. (Juan) [rivolto ad un proprietario terriero che prima lo aveva insultato]
  • Malattie, sono come, come le piattole, l'ultima fu un casino tale che si è buttata un sacco di gente in gamba, anche il famoso Pancho Villa, il più grande bandito che c'era al mondo, lo conosci no? Quello aveva due palle così come due bocce, be', s'è messo nella rivoluzione, ha cominciato come bandito e poi come è finito? Niente, Generale, be', per conto mio è finito a merda. (Juan) [sulle rivoluzioni]
  • Rivoluzione? Rivoluzione? Per favore, non parlarmi tu di rivoluzione. Io so benissimo cosa sono e come cominciano: c'è qualcuno che sa leggere i libri che va da quelli che non sanno leggere i libri, che poi sono i poveracci, e gli dice: "Oh, oh, è venuto il momento di cambiare tutto" [...] Io so quello che dico, ci son cresciuto in mezzo, alle rivoluzioni. Quelli che leggono i libri vanno da quelli che non leggono i libri, i poveracci, e gli dicono: "Qui ci vuole un cambiamento!" e la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono intorno a un tavolo, e parlano, parlano, e mangiano. Parlano e mangiano! E intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione! Per favore, non parlarmi più di rivoluzione... E porca troia, lo sai che succede dopo? Niente... tutto torna come prima! (Juan)
  • Il mio paese? Il mio paese siamo io e i miei figli. (Juan)
  • È vostra. C'è una fortuna qua dentro: Danaro, gioielli, titoli... (Governatore Jaime) [ultime parole]
  • Dove c'è rivoluzione... c'è confusione... dove c'è confusione un uomo che sa ciò che vuole ci ha tutto da guadagnare. (Sean)
  • Quando ho cominciato a usare la dinamite, allora credevo anch'io in tante cose... in tutte, e ho finito per credere solo nella dinamite. (Sean)
  • Io non ti giudico, Villega: l'ho fatto una sola volta in vita mia. (Sean)
  • Generale... fammi accendere. (John H. "Sean" Mallory)
  • Amico mio, che grossa fregatura che t'ho dato... (John H. "Sean" Mallory) [ultime parole]

Dialoghi[modifica]

  • Ricco borghese: La pagherete cara, bastardi! Io sono un cittadino degli Stati Uniti d'America!
    Padre di Juan: Sarà, ma nudo sembri uno stronzo come tutti gli altri.
  • Aschenbach [ultime parole]: John, siamo noi, dove sei, John?
    Sean: Avanti, entra pure, Juan. Andate dentro, ancora un po' più avanti. Forza, brutti figli di puttana!
    Juan: Ma che fai? Parli da solo come un matto, adesso? [Spunta all'improvviso alle spalle di Sean] Eh, te l'avevo detto che il Messico era grande!
    Sean: Porca miseria! Chi c'è là dentro?
    Juan: Vuoi dire... Chi c'era là dentro! [Aziona il detonatore facendo esplodere la chiesa con all'interno Aschenbach]
  • Primo poliziotto [ultime parole]: Ehi, tu! La tua faccia la conosco: dove t'ho visto prima? [Juan lo uccide, ma viene attaccato da un altro poliziotto]
    Secondo poliziotto [ultime parole]: Fermo dove sei, lascia cadere quel coltello, bastardo! [Viene disarmato dal dottor Viliega] Ve la faranno pagare...
    Juan: Scusa eh, io a te ti pago subito! [Lo butta giù dal treno]
  • [Sean ferma Juan che scappa inseguito dalla folla subito dopo aver assaltato la banca di Mesa Verde]
    Sean: Ma dove vai? Che fai, scappi?
    Juan: E certo, se non scappi quelli ti sbranano! Quella non è una banca, è una caserma con un esercito di morti di fame!
    Sean: Eh, infatti la banca e i soldi sono stati trasferiti a Mexico City un mese fa...
    Juan: Eh?!
    Sean: ...e da allora il palazzo è stato adibito a prigione politica.
    [Juan punta la pistola contro Sean, che per tutta risposta ride]
    Juan: Come sarebbe prigione politica?!
    Sean: Be' ma io di soldi non ti ho mai parlato, ti ho detto soltanto che... che... che ti facevo entrare là dentro.
    Juan: Ma non capisci che quella banca era la mia vita, era tutti i miei sogni!
    Sean: Eh già, ma la realtà è diversa: vedi, hai liberato trecentoventi patrioti dando prova di sprezzo del pericolo e di spirito di abnegazione. [ride mentre Juan guarda inebetito intorno a sé] Eh, proprio così. Ricordati che ora sei un grande eroe della rivoluzione. Viva Miranda!
    Juan [mentre la folla lo raggiunge per portarlo in trionfo]: Ma che mi frega di essere un eroe, io voglio i soldi!
  • Dottor Villega: Facciamola finita, Mallory! Ti hanno detto tutto, non è vero? Te lo hanno detto o lo hai intuito?
    Sean: È ancora più semplice, Villega: ti ho visto. Quella notte, sul camion.
    Dottor Villega: [ultime parole] Capisco. E così mi hai giudicato e condannato. Per questo mi hai portato qui sopra, per uccidermi! Eh? Giudicare è facile: sei mai stato torturato tu? Sei sicuro che non parleresti? Ma io ero sicuro! E invece ho parlato. Si, della gente è morta, e che dovrei fare, ammazzarmi? Perché? I morti restano morti. Ma le mie idee non sono cambiate, io credo ancora nelle stesse cose, come sempre, e voglio ancora essere utile alla causa!
    Sean: Sta zitto, Villega, chiudi quella bocca, per Dio!

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